Dott. Franz W. Baruffaldi Preis

La ptosi palpebrale

Definizione

La ptosi palpebrale si manifesta con l'abbassamento del margine palpebrale superiore che si ritrova in una posizione inferiore rispetto al controlaterale (in caso di ptosi monolaterale), o rispetto alla posizione normale. Nella posizione di riposo la palpebra in questione risulta più bassa rispetto al punto di riferimento anatomico normale ed in molti casi può costituire un ostacolo alla visione. Il fatto che esista una grande varietà di posizione del margine palpebrale superiore rende la patologia di difficile inquadramento. E' una patologia abbastanza frequente. Gli interventi di correzione della ptosi corrispondono all'1% della chirurgia oculoplastica. Spesso i pazienti arrivano all'osservazione del medico molto tempo dopo l'insorgenza della ptosi perché imparano a conviverci senza grandi problemi. Di solito il consulto del medico avviene quando incominciano ad esserci problemi di vista o dopo aver risolto problemi collegati con la malattia del bulbo oculare (cataratta).

Classificazione delle ptosi

Attualmente si tende a dare un primo inquadramento alle ptosi stabilendo se la ptosi è presente dalla nascita (congenita) o se è insorta dopo la nascita (acquisita). Questa prima classificazione assume notevole significato pratico in quanto i due gruppi rispondono in modo diverso al trattamento chirurgico. Secondo alcuni autori il numero delle ptosi congenite corrisponderebbe a quello delle acquisite. Secondo altri autori attualmente sarebbero più frequenti le ptosi acquisite (70% del totale). Questo cambiamento di tendenza troverebbe la sua giustificazione nell'aumento della vita media della popolazione e nella presenza di un maggior numero di pazienti anziani che si sottopongono a controlli e trattamento chirurgico. Esistono alcune malattie sistematiche che interessano la muscolatura in generale e che possono dare delle manifestazioni anche a livello palpebrale. Nel caso la ptosi non sia la sola sede di disordine muscolare è necessario eseguire degli accertamenti per inquadrare meglio la natura della patologia. Sarà utile in questo caso la collaborazione di uno specialista neurologo con il quale inquadrare la malattia. Nel caso esista una famigliarità per le ptosi palpebrali o per altri disturbi muscolari, cioè se esistono dei parenti stretti con lo stesso disturbo alle palpebre, siete pregati di segnalarlo al vostro chirurgo. Nel descrivere la storia della ptosi è molto importante essere precisi nello stabilire l'epoca d'insorgenza. Specificate inoltre se esistono situazioni particolari in cui il fenomeno dell'abbassamento si aggrava.

Gravità delle ptosi

La ptosi palpebrale viene definita lieve, media o grave, a seconda dell'abbassamento in millimetri rispetto alla posizione che dovrebbe normalmente assumere.

L'escursione della palpebra viene considerata

Tecnica chirurgica

La tecnica chirurgica ha come scopo la correzione della posizione della rima palpebrale e/o dell'escursione della palpebra superiore. Per raggiungere lo scopo possono essere seguite due strategie diverse: la procedura statica o quella dinamica.

Correzione statica

Si tratta di sospendere la palpebra mediante un tirante. Questo viene ottenuto prelevando un frammentino di tessuto da un tendine della coscia. Il tirante viene fissato al muscolo elevatore del sopracciglio. Quando il paziente aggrotterà il sopracciglio alzerà anche la palpebra. Seguendo la tecnica di sospensione alla palpebra, si ottiene una correzione statica. La palpebra rimane più aperta rispetto a prima dell'intervento, ma la sua escursione non cambia.

Correzione dinamica

Quando il muscolo elevatore della palpebra lo permette, ossia quando mostra un'attività contrattile sufficiente, si può optare per la tecnica dinamica. Questa consiste nello sfruttare la parte contrattile del muscolo ed eliminare la parte che non si contrae efficacemente. Dopo avere accorciato il muscolo, lo si inserisce al margine superiore dello scudo rigido della palpebra (tarso) ricostituendo l'unità funzionale elevatrice della palpebra. La tecnica da me seguita nell'accorciamento del muscolo elevatore prevede anche l'accorciamento del muscolo di Müller. Questo muscoletto che lavora in sinergismo con il muscolo elevatore si trova subito sotto al medesimo. Il muscolo di Müller può essere accorciato in modo indipendente rispetto al primo. Secondo la mia esperienza, questo accorgimento permette di ottenere un'attività muscolare contrattile più valida. La correzione inoltre si mantiene con maggior costanza nel tempo rispetto alle tecniche tradizionali.

Anestesia

Negli adulti questo intervento viene eseguito in anestesia locale e dura circa un'ora e mezza per palpebra. Dopo l'intervento il paziente viene mantenuto sotto controllo per alcune ore e può fare ritorno alla sua abitazione il giorno stesso. Il post-operatorio non è doloroso. La congiuntiva può manifestare una certa irritazione per alcuni giorni. E' preferibile quindi per una settimana, non prendere impegni che richiedano un'attenzione visiva prolungata e intensa.